venerdì 24 novembre 2006
Italia schiava della televisione
In base al 6° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia emerge che il nostro paese è ancora molto legato al modello televisivo, e i progressi nel campo di internet sono troppo scarsi rispetto allo sviluppo degli altri paesi europei.
In Europa la trasformazione del modello televisivo verso le tecnologie digitali sta procedendo velocemente. In Italia invece la dipendenza dal modello televisivo tradizionale (analogico terrestre) è ancora molto forte e la più alta fra i paesi europei più simili al nostro: è, infatti, il 72% della popolazione a vedere nel nostro paese solo ed unicamente programmi della televisione tradizionale, a fronte del 65% della Spagna e della Francia, del 50% della Germania e del, minimo, 31% della Gran Bretagna.
Un’altra specificità italiana - che emerge dallo studio svolto dal Censis sulle “diete mediatiche” degli europei - consiste nel fatto che solo in Italia l’uso del cellulare compete in termini di diffusione (79% della popolazione sopra i 14 anni) con il mezzo televisivo, negli altri paesi studiati il cellulare scende sempre al quinto posto (con percentuali sotto il 70%), tranne che in Spagna dove è al secondo posto (78%) ma solo con un lieve vantaggio rispetto alla radio (73%) e ai quotidiani (68%).
La radio e i quotidiani hanno un grande pubblico in Europa (60-80% della popolazione). L’indice di penetrazione della radio è molto elevato in tutti i paesi europei, mentre solo la Francia presenta una percentuale di lettori di quotidiani paragonabile a quella italiana (62% contro il nostro 59%).
Nei principali paesi europei sono quattro o cinque i media ad autentica diffusione di massa. Solo l’Italia appare “teledipendente”, ma non tanto per l’estensione del pubblico televisivo, quanto per le limitazioni riscontrate nel pubblico degli altri media. In Gran Bretagna, ad esempio, il pubblico della tv tradizionale è superiore a quello italiano (95% contro 94%), però la radio è all’80% (in Italia è al 63%), i quotidiani al 78% (da noi al 59%), i libri al 75% (noi siamo al 55%) e internet al 61% (contro il 38% italiano).
È la Francia il paese ad avere un profilo più simile al nostro. Se escludiamo la tv tradizionale (da noi al 94% e da loro all’83%) e la radio (63% contro 80%), per tutti gli altri media i dati francesi non si discostano molto dai nostri.
Leggere libri non è un lusso per pochi. Il pubblico dei lettori di libri è molto ampio in tutta Europa. In Gran Bretagna e Germania coinvolge circa i tre quarti della popolazione, in Francia e Spagna intorno ai due terzi, mentre in Italia siamo costretti a cercare di capire come mai siamo riusciti a superare la soglia della metà della popolazione che ha letto almeno un libro nell’ultimo anno.
Nel nord Europa internet è un vero mass media. Il 61% dei britannici che usa internet rende quasi vano il nostro apprezzamento per il fatto che, finalmente, il numero degli utenti italiani di internet ha raggiunto il 38% della popolazione. Viaggiamo a velocità differenti, e non solo nel campo della comunicazione digitale.
L’Italia corre, ma gli altri sono già molto lontani. Negli ultimi anni, infatti, in Italia abbiamo conosciuto un notevole incremento della capacità di accostarsi a un maggior numero di media per assolvere ai nostri bisogni informativi e comunicativi, ma questo sforzo non ci ha ancora collocato su di un piano analogo a quello dei grandi paesi europei. C'è il rischio che, pur muovendoci velocemente, le distanze possano aumentare ancora.
Conclusioni: A cosa servono i media? Con quale soddisfazione vengono usati?
Per l’80% degli italiani “informarsi” è il primo bisogno, relativo all’uso dei media, in ordine di importanza nella vita quotidiana (ma essere informati non significa esserlo solo sull’evoluzione della produzione industriale, bensì anche sull’ultimo flirt della diva più di moda).
Al secondo posto, con il 69% delle persone che gli attribuiscono la massima importanza, c’è il bisogno di “approfondire” (anche questo “bisogno” può essere declinato in diverse direzioni).
Al terzo posto c’è “l’interesse per la musica”, che riveste la massima importanza per una media del 46% degli italiani intervistati (a seconda delle generazioni per musica si intendono cose diverse).
Al quarto posto, per importanza nella vita quotidiana, i media vengono usati per il bisogno di “relazionarsi”, per il 45% delle persone. Segue, poi, il bisogno di “accedere a servizi utili” (41%), la voglia di “intrattenimento”, svago (41%) e, infine, il bisogno di “orientarsi negli acquisti” (21%).
Questa è la graduatoria dei bisogni connessi all’uso dei media.
Per soddisfare questi bisogni a quali media si fa ricorso?
Per “informarsi” si ricorre principalmente alla televisione (90%), ai quotidiani (56%), alla radio (47%), al teletext (il 29%), a internet (29%) e ai libri (28%).
Qual'è il grado di soddisfazione? Qui l’ordine dei media cambia: la massima soddisfazione la dà internet (75% delle persone), poi i libri (64%), i quotidiani (54%), la radio (53%), il teletext (48%) e infine la TV (42%).
Per “approfondire” si usano: la televisione (73%), i quotidiani (43%) i libri (36%), internet (32%), la radio (28%), e i settimanali (23%); la graduatoria della massima soddisfazione è invece: internet (76%), i libri (72%), la radio e i quotidiani (52%), la televisione e i settimanali (48%).
Per “accedere ai servizi utili”, vengono usati, nell’ordine: la TV (64%), internet (36%), il teletext (30%), i quotidiani e la radio (27%); ma la massima soddisfazione in questo ambito la danno: internet (78%), il teletext (58%), i quotidiani (52%), i libri (50%), la radio (49%).
Per “l’intrattenimento” si usano: la TV (83%), la radio (46%), i libri (34%), i quotidiani (27%); e il massimo di soddisfazione si ottiene da: libri (76%), internet (67%), radio (63%), mensili (55%), quotidiani (48%), settimanali (47%) e TV (46%).
Per coltivare i propri “interessi musicali”, nell’uso al primo posto c’è la radio (77%), al secondo la TV (57%), al terzo i lettori Mp3 (20%) e poi internet (13%); ma in termini di soddisfazione: al primo posto i lettori Mp3 (77%), al secondo internet (70%), al terzo la radio (68%) e poi la TV (45%).
Per “relazionarsi” la TV viene sempre al primo posto (61%) in termini d’uso, dopo la radio (39%), il cellulare (31%) e internet (22%), ma ovviamente nella soddisfazione il cellulare salta al primo posto (64%) sul piano della soddisfazione, prima di internet e della radio (62%) e della TV (49%).
Infine, per “orientarsi negli acquisti”, nell’uso sempre la TV al primo posto (49%), poi internet (43%), i quotidiani (18%), i settimanali (15%) e la radio (12%), mentre nella soddisfazione internet torna al primo posto (65%), al secondo la radio (36%), e poi settimanali (32%), televisione (30%) e quotidiani (27%).
In definitiva la TV è sempre al primo posto in termini di diffusione (persino nell’ascolto della musica) ma internet, libri, Mp3 e cellulari sono sempre al primo posto in quanto a soddisfazione ottenuta dall’uso.
I primi risultati del Rapporto, promosso da H3G, Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai, Telecom Italia, sono stati presentati presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati da: Raffaele Pastore, Responsabile settore Comunicazione del Censis, Emilio Rossi, Presidente emerito Ucsi, Giuseppe De Rita, Segretario generale Censis; a seguire la tavola rotonda con Cesare De Michelis, Presidente Marsilio Editori, Dario Di Vico, Vice direttore Corriere della Sera, Andrea Granelli, Fondazione Rosselli, Giovanni Puglisi, Rettore IULM, conclude Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Inchiesta lunga,interessante ma lunga.I blog devono contenere argomenti si interessanti ma brevi,qualcosa che si legga o si veda velocemente..Non ci siamo..riprova la prossima volta..Giudizio:da rivedere..
Perché non fai una sintesi e la posti su sabatononsidorme?
Posta un commento