martedì 17 aprile 2007

Ritorna il maestro del nudo di massa

Spencer Tunick di nuovo all'opera: Quasi 20 mila persone hanno posato completamente nude nella piazza di Città del Messico ....per celebrare la “bellezza della pura nudità”.


"Generalmente lavoro alle prime ore dell'alba perché le persone sono meno tese e poi non amo molto la luce piena del giorno, preferisco colori come il blu inchiostro o il grigio. Per le mie foto non capita mai che selezioni le persone secondo criteri di bellezza fisica, ritraggo solo chi me lo chiede"- ha dichiarato il fotografo americano. Nelle sue foto centinaia di corpi nudi, invadono spazi metropolitani, costituendosi come parte del paesaggio. Spencer Tunick è uno dei pochi artisti in grado di far spogliare centinaia di persone contemporaneamente e farle diventare un fenomeno d'arte contemporanea.

In Cina arriva la città per sole donne

L'iniziativa lanciata dall'Ufficio Turistico del piccolo distrettodi Shuangqiao per incrementare l'afflusso di turisti.


CHONGQING- La prima città per sole donne nasce in Cina. Anche se si tratta - per ora - solo di un'attrazione per i turisti. Secondo quanto riportato dal quotidiano Chongqing Evening News il 3 aprile scorso, Chongqing si appresta a divenire la prima città cinese dove gli uomini verranno detronizzati dal loro ruolo di capifamiglia e dove non sarà più permesso loro di fare la voce grossa. Sembra il sogno di tutte le donne o per gli uomini uno scherzo di cattivo gusto, ma il progetto è stato approvato, anche se per pure finalità turistiche e non come lancio di un improbabile movimento femminista.
IL PROGETTO - L'iniziativa non riguarda l'intera municipalità di Chongqing, la più estesa e popolosa municipalità con status di provincia della Repubblica Popolare Cinese con una popolazione di oltre 32 milioni di abitanti, ma il piccolo villaggio di Longshui, che prende nome dall'omonimo lago su cui si affaccia, all'interno del distretto di Shuangqiao, municipalità di Chongqing.
«IL REGNO DELLE DONNE»- La cittadina di Longshui, come dichiarato dal direttore dell'Ufficio Turistico di Shuangqiao Li Jigang, riscuote scarso interesse come meta turistica e, per potenziarne l'appeal, si è deciso di farne una sorta di attrazione da luna park. Una sorta di «women's land» che sarà attiva nell'arco di tre anni, amministrata da un sindaco donna e da funzionari femminili, dove ogni uomo, compagno, marito che sia potrà solo portare gli abiti di semplice cittadino sottoposto ad uno statuto speciale. Un regolamento che inscena per gli uomini finti processi, multe e sanzioni bizzarre come inginocchiarsi pubblicamente su tavolacci e lavare i piatti nelle cucine dei ristoranti del villaggio per chiedere venia, per non aver prestato ascolto alle richieste che giungevano dalle rispettive mogli o compagne, perché - come recita l'insegna che verrà incisa sulle porte della città - «una donna non sbaglia mai, e le richieste di una donna non possono essere rifiutate da un uomo»!.
L'IDEA- Il direttore dell'ufficio turistico ha poi rivelato come l'idea per la città di sole donne sia nata tutta per scherzo pensando al motto secondo il quale «ad una donna non si può dire mai di no». Da qui è nato un gioco, un gioco all'aperto che presto sarà praticato sull'intera superfice del nuovo villaggio: due chilometri quadrati di terra e case ancora in costruzione. Qui si invertiranno i ruoli abituali: se un uomo dovrà comprare qualcosa, chiederà alla sua lei non solo il permesso di acquistare, ma anche la cortesia di pagare, perché è lei che amministrerà le finanze, è lei che nel territorio franco del villaggio «porterà i pantaloni». Una cosa ancora abbastanza insolita in Cina, un po' meno nel mondo occidentale.

mercoledì 11 aprile 2007

“APOCALITTICI E INTEGRATI”: UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI

Al MAXXI di Roma fino al 1 luglio una collettiva di giovani artisti italiani indaga i diversi atteggiamenti nei confronti della società di massa: solare o turbato, curioso o malinconico...


Ventiquattro artisti post ’64, ossia nati nella decade successiva alla pubblicazione di ‘Apocalittici e integrati’ di Umberto Eco, messi a confronto, aperti al dialogo, contrapposti diametralmente, tutti però raccolti nell’ampia cornice dell’indagine artistica contemporanea sul tema dell’utopia e del suo contrario, tra apocalittici e integrati appunto che dei mass media fanno la loro bandiera o il loro più acerrimo nemico.
La mostra, allestita nelle sale del MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, sarà visitabile dal 30 marzo sino al 1 luglio.
La collettiva ospitata al MAXXI consta di 24 artisti, giovani ma affermati da tempo: "24 espressioni differenti rilette attraverso la sovrapposizione di atteggiamenti sintetizzati bene dal titolo della mostra. Ne emerge un mondo triste, imprendibile fatto di atteggiamenti mutevoli e mutanti, incrociati", ha dichiarato Pio Baldi, direttore del MAXXI. Sguardi incrociati sulla contemporaneità che riflettono, ognuno a suo modo, il sistema massmediale riletto nelle dinamiche ad esso sottese ma, anche e soprattutto, nel contenuto. Dipinti, installazioni, videoarte per scandire ansie e passioni del secolo, per raccontare un punto di vista differente, per farsi parte integrante del processo comunicativo oppure osservarlo dall’esterno, con piglio critico. Ottanta opere per andare oltre la celebre dicotomia introdotta da Umberto Eco con ‘Apocalittici e integrati’, perché nell’arte contemporanea c’è spazio per posizioni intermedie, per zone grigie del pensiero.
Trait d’union su tutti è un certo feticismo per l’immagine, assurta non a caso a cifra distintiva del nostro tempo, ma soprattutto a condizione necessaria ad avvalorare la realtà. Un percorso espositivo affascinante perché onnicomprensivo delle possibili soluzioni ad un approccio critico ai mass media, oltre chi demonizza alla Orwell una tv onnisciente oppure chi osanna i media alla McLuhan perché considerati protesi moderne, c’è ancora chi cerca un compromesso da sviluppare attraverso i codici dell’arte. “Una mostra nata subito dopo il mio ritorno in Italia dopo 27 anni che intende essere un focus sulla produzione d’arte contemporanea degli ultimi cinque anni e dunque sugli artisti italiani giovani che, seppur meritevoli, erano ancora nell’ombra- ha dichiarato all’ADNKRONOS CULTURA il curatore Paolo Colombo- Mi sono trovato di fronte ad un panorama molto ampio ed eterogeneo, non connotato – ha aggiunto Paolo Colombo – come all’estero da indirizzi ben precisi delle accademie d’arte ma dove a prevalere sono le personalità dei singoli. Ritenevo appropriato il titolo per sintetizzare e racchiudere tutti i differenti approcci che i giovani artisti utilizzavano rispetto alla contemporaneità. Artisti nati dopo il 1964 per i quali si presume abbiano letto, direttamente loro o i rispettivi genitori, il testo di Umberto Eco, a mio avviso ancora attuale e carico di suggestioni o spunti critici”.
Una fotografia parziale ma comunque efficace, una carrellata di immagini non più meri simulacri del contemporaneo come sosteneva Jean Baudrillard, una mostra affascinante.